venerdì 21 ottobre 2016

Ecce bombo

L’illuminazione, si fa per dire, è arrivata, mentre inzuppando i similpavesini all’alba delle 5, vedevo distrattamente un lombrosiano deputato del PD parlare della svolta che attende l’Italia non appena approvata il 4 dicembre la riforma costituzionale. La svolta dopo la Costituzione. Un momento: ma di solito le Costituzioni si fanno dopo una svolta, anzi si fanno “proprio” perchè c’è stata una svolta che ha cambiato le regole che, quindi, devono essere aggiornate. E già. Quale è la svolta che stiamo costituzionalizzando? Per dire, l’altra volta, da noi, da dittatura a democrazia e da monarchia a repubblica. Oppure De Gaulle da quarta a quinta repubblica. C’era stato la sconfitta in Vietnam, la guerra d’Algeria, le torture, l’OAS che metteva le bombe. O in Spagna era finito il franchismo. Ecco da noi nell’anno di grazia 2016, che è successo? Voglio dire, ancora ancora si capiva dopo Mani pulite. Era venuto giù il comunismo e il sistema dei partiti. Ma adesso, oltre all’epifania un po’ appassita di Renzi? Giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio una Costituzione. L’ordine dei fattori, come le parole, sono importanti.

4 commenti:

  1. La svolta è in corso, da democrazia parlamentare a oligarchia finanziaria. Con la sola Camera diventa una passeggiata approvare qualsiasi schifezza. Destra o sinistra gli interessi collimano e si completano e se poi dovesse vincere il Movimento non sarà per sempre.

    RispondiElimina
  2. Credo che con Renzi si prosegua un prosegua un pericoloso processo (non giudiziario, stavolta): la banalizzazione.
    Pericoloso perché effettivamente funziona insinuandosi subito nella pancia e lentamente nel cervello della gente.
    Gestire la Costituzione con le attuali modalità è il parossismo, finora, della suddetta malattia.
    Gli anticorpi a tale degenerazione erano un tempo gli intellettuali, perché capaci di discernimento e memoria.
    Oggi molti di loro sono rinchiusi nel loro mondo, oppure asserviti, oppure banalizzati anch'essi.
    Oggi trovo che potrebbero aver un grande ruolo non gli intellettuali, bensì una parte del ceto intellettuale, ovvero i giornalisti, questo perché 1- non basta sta dirla la realtà, bisogna raccontarla. 2- occorre memoria per far fronte alla banalizzazione.

    Il problema è che molti dei suoi colleghi, più degli intellettuali in senso stretto, si asservono o ignorano le loro responsabilità e, soprattutto, il loro potere.

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina

Ricordo a tutti gli utenti che chi invia un commento si assume le responsabilità civili e penali da esso derivanti.
La libertà di espressione del proprio pensiero è sacrosanta, ma incontra dei limiti ben precisi, volti a tutelare la dignità, l'onore e la reputazione altrui.
Qualsiasi commento ritenuto inappropriato verrà rimosso nel minor tempo possibile, compatibilmente con la natura occasionale, e non professionale, della mia presenza on-line.