mercoledì 7 marzo 2018

Buscar el levante por el ponente

Allora come è possibile che Scalfari ed io si concordi sull’ipotesi di un’alleanza tra centrosinistra residuale e 5stelle come unica soluzione politicamente non solo possibile nei numeri ma in assoluto auspicabile? Il mio vecchio maestro parte da posizioni assolutamente opposte. Era meno di due mesi fa che definiva i 5 stelle più pericolosi con Di Maio che con Grillo, culminando poi una battaglia politico culturale contro il grillismo ormai quasi decennale con la famosa scelta a favore di Berlusconi piuttosto che piegarsi ad un voto al movimento. E, presumibilmente. Eugenio domenica ha votato per il Pd. E’ solo la repentina conversione dei carrieristi? Certo non nel suo caso. Secondo me è l’analisi a caldo della disfatta renziana. E’ una ridotta su cui non vale più la pena spendersi. Per il Fondatore infatti il destino non dovrebbe neppure essere un’alleanza tra PD e Cinque stelle, ma una sorta di vera e propria fusione in unico partito di centrosinistra che avrebbe la maggioranza assoluta nelle Camere e nel paese. Eugenio, di colpo, sembra prendere atto di ciò che è l’elettorato pentastellato. Il rifugium peccatorum di quei milioni di elettori di centrosinistra che si sono vaporizzati in questi dodici anni. Nel suo blog Piovono Rane, Alessandro Giglioli fa un paio di calcoli fondamentali 19 milioni di voti per l’Unione di Prodi nel 2006 10 milioni e 750mila tutto compreso per Bersani nel 2013. Nemmeno nove milioni oggi mettendoci dentro dalla Lorenzin fino a Potere al popolo. Dieci milioni di persone svanite. Guarda caso i voti che oggi hanno i 5 stelle. Certo non tutti sono finiti li. Molti sono astenuti di lungo corso. Altri sono morti, un fenomeno di cui il PD che ha il cuore del suo elettorato tra gli ultra 65enni dovrebbe contemplare. Muoiono mezzo milione di persone l’anno, le tue percentuali sono destinate fatalmente a scendere più in fretta della concorrenza. Però tanti, tantissimi, di quegli elettori adesso sono accampati, come direbbe Prodi, vicino a Di Maio. I rimasti nel Pd, oggi sbandierano l’orgoglio di partito il notinmyname. Non hanno l’agilità intellettuale di Scalfari. L’uniforme che hanno indossato fino a domenica è ancora su di loro. Ma lo sappiamo e lo sanno anche loro quanti notinmyname hanno pronunciato, vero? Con Monti, con Berlusconi con Alfano, con Lupi, con Formigoni. Però Di Maio no. Sbaglia i congiuntivi. Ora, è possibile che tanti anni di compromessi abbiano trasformato le persone che conosco in individui geneticamente più vicini alla destra che alla sinistra. Però oggi la destra è Salvini, è Macerata. Questi mesi faranno chiarezza. Se per i rimasti, Questa o quella per voi pari sono, ebbene vi si addice il Cortigiani vil razza dannata. Ma torniamo a come facendo il giro attorno a se stesso Eugenio arriva qui dove sto io. Ci arriva perchè spera che il populismo pentastellato possa essere domato, educato, annacquato dai competenti piddini. E’ la ripetizione dello schema storico con cui ha portato la cultura economica laica ed azionista all’incontro con i comunisti. Uno schema vincente ma come ha dimostrato la seconda repubblica del tutto sterile. Ma si sa cambiare schema di gioco è difficilissimo. E io? Io anche mi ripeto, fino alla noia di me stesso. La gente che soffre, quelli che non sopportano più il giogo del neo liberismo, stanno li nell’accampamento. Avranno la forza di imporre il cambiamento? Se possono averla la possono avere solo con la maggioranza nelle camere e nel paese.Solo se alle categorie dell’incazzatura grillino sapranno aggiungere quelle dell’analisi della sinistra tradizionale, i rapporti di forza e di classe, che tengano la barra dritta capendo quali sono i rischi delle loro proposte tipo il reddito di cittadinanza, di cui parleremo in futuro. Poi può finire come in Grecia. Ma può finire anche peggio

martedì 6 marzo 2018

La sera prima delle urne

Vedo un gran chiedersi, ma come ci siamo arrivati? Come è mai possibile che nel 2018 ci ritroviamo con il rischio concreto di essere governati da un condannato e da un pugno di seconde linee della xenofobia? Urge quindi un piccolo “riassunto delle puntate precedenti”. Ve lo ricordate quando siete scesi quella notte nelle strade di Roma, con le orchestrine e le bande, intasando via del Plebiscito e facendo pernacchie alla sua uscita dal Quirinale? Ecco, tutto nasce lì, in quella notte in cui si decise che voi non eravate pronti, non eravate affidabili. Non potevate votare. Perché c’era lo spread e bisognava “fare presto”, come disse il Sole 24ore, incamminandosi verso la sua crisi senza ritorno. Sarebbe bastato, in quei giorni che Draghi dicesse “whatever it takes”. Sarebbe bastato che il vegliardo del Quirinale avesse detto: l’Italia è una grande Paese, fondatore dell’Europa e terrà regolarmente le sue elezioni. Ma Draghi era lì, ce lo aveva detto per lettera insieme a Trichet, per demolire il nostro Stato sociale e le nostre garanzie sindacali. E il Presidente Emerito, fin dai carri armati a Budapest, aveva dimostrato una scarsissima fiducia nell’autodeterminazione dei popoli. Non votaste. Avemmo Monti e Fornero. La macelleria sociale messicana ci trascinò dal 100% al 133% di debito pubblico, dimostrando che la competenza dei politici può essere pari a quella di medici come Brega Massone. Votarono, loro, senza un plissé quel pareggio di bilancio in Costituzione, i soli in Europa a inserirlo in quel modo, senza darvi, ovviamente la possibilità di esprimervi in un referendum. Non si poteva disturbare il manovratore della mannaia dei tagli. Pensate, in quel tardo 2011, nei primi mesi del 2012, i 5stelle erano poco più che un neonato, quasi ininfluenti sul piano nazionale. Ma l’ossessione per lo scalpo di ciò che restava del nostro welfare, la delirante litania del “ce lo chiede l’Europa“, in pochi mesi, li trasformò nella prima forza politica del Paese, almeno nel voto nei nostri confini. Dopo le politiche ci sarebbe voluto poco. Ci toccava superare la giustificata antipatia per Crimi e Lombardi, per guardare a chi li aveva eletti, e perché. Bastava metterli alla prova, quella prova che essi chiedevano a gran voce. Eleggete Rodotà e si apriranno praterie. Con un web che ancora veniva davvero consultato, politiche davvero di sinistra avrebbero trovato strada spianata, ricordate quando la base ribaltò le idee di Grillo e Casaleggio sul tema rovente dell’immigrazione. E invece no. Meglio riammucchiarsi con Bonino, il duo di Letta e Alfano, lo sconfitto Berlusconi, ancora incredibilmente incensurato, il Magnifico Formigoni, Sandro Bondi, le nipoti di Mubarak e le igieniste dentali. E poi, una volta finalmente inserito nel casellario giudiziario, decidere che B., con sondaggi attorno al 10%, fosse, orribile a udirsi dal rottamatore del leader Massimo, l’Uomo della Costituente, come già nel ’96. E intanto, continuare la strada di Monti, senza il suo lugubre aplomb, ma tra gradassate e smargiassate. Una rana enfia di dati immaginari. Con un Paese sempre penultimo in tutte le classifiche di crescita, raccontare di un nuovo Rinascimento. E poi esplodere il 4 dicembre e far finta di nulla. Mezzo passo indietro e avanti Boschi e Lotti. E sempre, tutti, in quella compagnia di giro a tirar fuori la battuta che fa venir giù il teatro. Il nemico sono i populisti delle scie chimiche. Ripensateci: il 4 marzo non ci sarà nulla di cui sorprendersi.

50 sfumature di destra

Partendo dall’estrema destra. Abbiamo gli squadristi. Certo abbiamo approvato una legge che dovrebbe impedire all’elettricista sotto casa di esporre gagliardetti di Salò e busti del Duce, ma intanto esponiamo regolarmente in televisione Forza Pound e Casa Nuova. Poi c’è Giorgia Meloni. Che è un caso facilmente riassunto dai suoi manifesti. Lei è convinta di essere Nicole Kidman, ma basta dare un’occhiata dal vivo per capire che siamo sempre alla versione romanesca di Alessandra Mussolini. Un altro passetto e si arriva a Salvini. Lui da grande voleva essere Marine Le Pen, ma siccome è furbo, preso atto della labbrata ricevuta in Francia da chi presentava un programma rossobruno ha eliminato il rosso. Certo parla ancora dell’Euro, ma sapendo benissimo che in un governo Tajani non gli toccherà il compito di Varoufakis, andare a Bruxelles ed essere sbertulato dai tedeschi. Erediterà quindi, eventualmente, la poltrona di Minniti e riuscirà a farlo rimpiangere. Oscilleremo tra quelli con quella faccia un po’ così perché hanno visto Genova 2001 e continuano a stare in polizia, e un desiderio di High school americana, ah se l’insegnante eroe avesse avuto un kalashnikov che bel duello avremmo visto. Un altro passetto e siamo alla destra cleptocratica di Berlusconi. Difficile aggiungere qualcosa alla sua biografia, ma vedrete che ci riuscirà. Un altro ci porta al di là del crinale che in questo sventurato paese dovrebbe dividere la sinistra dalla destra. Il Pd renziano. Che ormai è totalmente un partito di destra tecnocratica. Alla Macron o alla Ciudadanos, quelli per cui il manganellatore madrileno è troppo tenero con gli elettori catalani. Vedrete che alle europee i tre andranno insieme. Del resto le liste sono già infarcite di nomenklatura del vecchio centrodestra “presentabile” e peccato che Gianfranco Fini si sia fatto intortare dalla Tulliani, perché a Bologna c’era un altro posto in attesa. Ed eccoci a LeU. Dispiace per brava gente come Civati e Fassina, ma si tratta di una normale destra socialdemocratica. Sono autori o complici di ogni passaggio di demolizione dei diritti sociali del lavoro in questo paese. Sono stati la concessionaria italiana del clintonismo bombarolo in Kosovo, del blairismo bombarolo in Iraq, di Schroeder e del suo Harz IV, ma a differenza loro non hanno firmato prima i contratti per le conferenze milionarie post carriera, quindi tocca continuare con la politica. Stravedevano dodici mesi fa per Schulz, e mi dicono che da quando Corbyn ha saputo che gli hanno rubato lo slogan, for the many not the few, sembri Pappagone “Aglio e fravaglio fattura ca non quaglia”. Hanno guidato da dirigenti o leader maximi una navigazione che li ha portati dal 30% ad uno sperato 6%, ma sono sempre certi della loro e nostra rotta. Poi ecco i 5stelle. Qui non è stato facile. Ci sono voluti 5 anni a battere sui giornali e in Tv mazzate come Thor per piegare a destra una cosa ancora informe ma che voleva Rodotà presidente. Missione riuscita con Di Maio. Alle caratteristiche naturaliter di destra, come i ridicoli contratti ai parlamentari in spregio della più banale norma democratico costituzionale, all’ispirazione legge e ordine che solo in questo sciagurato paese sfugge al copyright conservator-reazionario, a furia di dipingerli come il male assoluto si è aggiunta la totale assenza nei 20 punti di ogni accenno ad invertire la deriva di sottomissione del lavoro al capitale, oltre che la dirimente questione del rispetto del fiscal compact, 40 punti di Pil in meno di debito che denota un odio antistatale alla Ron Swanson di Park and recreation, “dissanguare la bestia marcia dall’interno”. Però bisogna aggiungere che i 5 stelle sono innocenti. Fin qui non hanno colpe di governo, se non oneste incompetenze locali. Riserviamogli quindi la fiducia nella versione Davigo. Per adesso non li abbiamo scoperti. Resta una piccola pattuglia che giustamente prende le mosse da un ex manicomio criminale e che è talmente consapevole delle condizioni che non si pone neppure l’obiettivo di sbarcare in Parlamento col 3%. Sanno che la Lunga Marcia era, al confronto, la passeggiatina serale col cagnolino.

Lettera ai bambini mai nati

Che vi siete persi. La scritta sul muro perimetrale di un cimitero napoletano, dopo il primo scudetto di Maradona, mi torna in mente, adesso, per questa generazione non nata, “figlia” della crisi economica. Chissà cosa ci siamo persi, quanti nuovi o nuove talenti, quanti o quante geni erano lì, in potenza, nel buco demografico certificato dall’Istat, per la nona volta consecutiva dal 2008. Una coincidenza temporale che dovrebbe pesare come un macigno sulle coscienze di tutti coloro che hanno creato e contribuito, con la loro gestione sciagurata dell’economia, a spegnere la speranza, la voglia di proiettarsi nel futuro in questo, per ora, decennio perduto. Da 573mila nati a 464mila in un anno. Centinaia di migliaia, se continua così in un paio d’anni un milione di non nati. Sono cifre da grande pandemia, da guerra mondiale. I nostri governanti del decennio, nelle loro forbite o scalmanate dichiarazioni, nel loro promettere anno dopo anno un ripresa inesistente, nel sottomettere ogni investimento, ogni servizio sociale, ogni spesa, alle fatidiche cifre di Maastricht, hanno sempre trascurato o taciuto questa strage degli innocenti. Napolitano, Berlusconi, Tremonti, Sacconi Monti, Fornero, Letta, Saccomanni, Giovannini, Renzi, Padoan, Poletti, come dei Cadorna sanguinari e ottusi hanno gettato agli ordini di Bruxelles e di Francoforte il paese contro le trincee dell’austerità, ondata dopo ondata, attacco uguale, dopo attacco uguale, misurando la vittoria in irrisori decimali di punto. Mentre decine di migliaia, centinaia di migliaia di padri e madri rinunciavano ad esserlo, non perché avessero d’improvviso scoperto gli anticoncezionali o deciso di sacrificare la famiglia alla carriera. Ma perché la carriera non c’era e con lei la casa, la certezza del reddito, mentre il welfare veniva spellato come una immensa cipolla. Che cosa vi hanno fatto perdere!

Alamo

Le stranezze della politica. Il partito perno del sistema, il partito dell’establishment, il partito dello statu quo, del non si può fare altrimenti diventa, in mano al bomba, il partito antisistema. Il partito del bambino che prende il gol e porta via la palla perchè gli altri non giochino più. Provate voi a fare un governo se non ci sono i nostri voti. Impossibile. Matematicamente impossibile. Come nel 2013, per altro. Dove nonostante aver ottenuto l’incostituzionale premio di maggioranza il PD si prestituì (prestarsi più prostituirsi) prima ad un accordo con il Caimano, poi una volta passato nel rango dei pregiudicati, con il suo braccio destro senza quid, e altri incensurati poi variamente incappati in telefonate, palestre, relazioni ed orologi compromettenti. Ma ovviamente senza un plissè dei moralisti che oggi si stracciano le vesti all’idea dell’osceno compromesso con i pentastellati che, cattivelli, per tutta la legislatura hanno mal parlato del governo. Mentre come sappiamo Berlusconi dei governi di centrosinistra parlava benissimo, direi con eleganza. Eppure allora dall’alto del Colle il vecchio malvissuto si permetteva di frustare le camere che lo avevano appena rieletto perchè non volevano utilizzare l’occasione della legislatura e in assenza di accordi si inventava perfino commissioni, prive di qualunque legittimità, nientemeno che per rifare la costituzione, prodromo del Nazareno e poi dell’osceno papocchio Boschiano rivendicato dal bomba in faccia al nuovo no degli italiani. Ma stavolta, guarda caso, è diverso. E’ giusto barricarsi all’opposizione, anzi pare che ai colloqui al Quirinale o con Di Maio il PD, non sapendo dal 2011 come si fa a dire di no ,abbia chiesto una consulenza a Crimi e alla Lombardi. Forse nella speranza di poter ripetere a parti rovesciate quel film. Niente governo coi 5 stelle. Resta il governo con la destra, anche se oggi ha la faccia maceratese di Matteo Salvini. Ma perfino io non credo a tanto. Credo che Renzi speri di dimostrare che lui comunque è il perno del paese. Ma per farlo deve assumere il ruolo antisistema. Minacciare e, se del caso, realizzare il fallimento immediato della legislatura. Il doppio voto. Ha in mano due carte spaiate e sul tavolo c’è la sua sopravvivenza e quella del suo partito. Essendo un baro continua a rilanciare, mischiando poker e blackjack nella speranza che il banco sballi. Ma accanto a lui giocano i poteri forti già pronti a riallinearsi e a srotolare la lingua dell’ammirazione. Ve lo ricordate Marchionne, i peana per il condacutor di Riano? Oggi già dice: si è visto di peggio dei 5 stelle. Peggio? Chissà chi? Sarebbe stato bello che qualche collega glielo avesse chiesto, peccato non facciano i giornalisti. E davvero quei poteri a partire dal Colle, insultato in conferenza stampa, lasceranno che il bomba faccia saltare la legislatura appena nata? Davvero gli eroi di forte Alamo, quando dovranno decidere di rinunciare dopo due stipendi a un quinquennio tra gli scranni resisteranno come Davy Crockett? Davvero nessuno penserà a quella cartina gialla e blu e a quei così pochi collegi sicuri? E davvero tutti si fideranno che sia ancora Renzi a distribuire in una notte delle candidature da incubo le poche sedie certe. E se lui non fosse più il segretario? Ah quanti dubbi in quei cuori.