martedì 31 gennaio 2017

Oltre il giardino

Mi avete detto che con l’ultimo contropelo mi sono fatto un po’ prendere la mano. Avete ragione per cui ci riprovo, in modo più terra terra. Quando dico, citando Nicola Lagioia, che la sinistra è stata il protagonista secondario di un sogno altrui, voglio segnalare un pericolo e cioè che oggi l’orrore per ciò che Trump è e per ciò che fa la spinga a diventare, scusate a continuare ad essere, un difensore di ciò che c’era prima. Tutta l’energia, la rabbia, il disgusto che Trump o i suoi emuli e predecessori in Europa possono suscitare, e quanto giustamente, dove erano mentre il protagonista secondario taceva, non agiva o ancor peggio agiva in soccorso delle stesse politiche? Dove erano i milioni di manifestanti mentre Obama espelleva o respingeva nel solo 2014 oltre 400mila clandestini, per di più quasi tutti cattolici ispanici? Dove erano i giornali per bene, che ci mettono sotto occhio la lista dei sette paesi discriminati, mentre Obama e i suoi alleati bombardavano anno dopo anno quegli stessi paesi? Perchè tutti sottolineano il mancato bando all’Arabia Saudita e agli Emirati, sottintendendo quindi che il bando sarebbe, nel caso, accettabile, se noi per primi facciamo affari con loro dai grattacieli di MIlano, alle armi, ai Rolex dei ministri in visita? Dove sono state le manifestazioni di piazza per i compagni greci mentre venivano chiusi i loro bancomat, dove i titoli a tutte colonne, come per la legge sulle violenze domestiche russe, per le leggi che tolgono ad Atene il diritto ad essere curati? Noi lo sappiamo che Trump è la febbre parossistica di un corpo infetto che prova a cuocere il virus della sua ingiustizia a costo di bruciare le cellule sane, il rimedio dello stregone che spaccia polvere di scorpione. Ma perchè nessuno dei dottori laureati nelle università della socialdemocrazia, fino a un attimo fa era chino sul paziente con i suoi vaccini, antibiotici e anzi elogiava il dimagrimento tumorale dello Stato spacciandocelo come se fosse un recupero della forma atletica? E allora ben venga la rabbia e il disgusto. Ma la voglio in servizio permanente ed effettivo.

venerdì 27 gennaio 2017

Sogno o son desto

La sinistra è il personaggio secondario di un sogno altrui. Quando ti imbatti in una frase così, l’ha scritta Nicola Lagioia in un lungo, intelligentissimo commento alla vittoria di Trump (http://www.internazionale.it/opinione/nicola-lagioia/2017/01/19/donald-trump-sogno), ti fermi perchè ti apre un mondo. E se sei come me reduce dalla visione di Westworld di mondi se ne aprono di paralleli. Il sogno altrui è ovviamente quello del neoliberismo e, oggi, di quello in cui si sta trasformando: il neoprotezionismo. Sogno per un trentennio, l’edonismo reganiano, incubo oggi. Ma solo per chi, personaggio secondario di quel sogno, non ha avuto l’autonomia del pensiero, l’autocoscienza, la ricordanza. Appunto oggi incubo di muri, tariffe, immigrati. Invece il sogno precedente... Un mezzo continente ridotto da sedici anni in un parco giochi militare, con milioni di morti che non si rialzano la mattina dopo per recitare di nuovo la parte del pediatra di Aleppo o del piccolo Aylan. Intorno a noi un parco giochi capitalistico diviso rigidamente: i visitatori da 40mila dollari al giorno cui tutto è concesso, popolato da forza lavoro sempre più sofisticata e sempre meno pagata, puri strumenti, anzi risorse, per ora umane. Eppure la fantasia degli sceneggiatori, quel mondo repellente in cui ritrovare il se stesso bestiale, omicida e stupratore rispetto a questo, reale, è migliore. Lì il demiurgo capisce che il ciclo non è infinitamente replicabile, che il dolore non è semplicemente formattabile, che non c’è deposito abbastanza grande per i corpi rottamati. In questo il Ford magistrale di Anthony Hopkins è come Trump. Con una differenza gigantesca. Che Hopkins abita il suo sogno da protagonista. E da protagonista programma e indirizza la rabbia verso il giusto nemico. Mentre Trump indica ai cenciosi americani che avuto il merito di riscoprire e narrare altri morti di fame, al di là del confine, Hopkins indica il consiglio di amministrazione anche a costo di indicare se stesso, l’intellettuale che ha trasformato il pensiero in proprietà intellettuale. Non la rivolta di lavoratori a zero salario contro lavoratori a basso salario, non quello che succede nei sotterranei di Westworld ma quello che accade tra calici di champagne e diagrammi di profitto nel resort in superficie. Ma la sinistra oggi è invece preda del sogno di Amleto. Morire, dormire. Dormire, sognare forse. E qui sta l’intoppo. Quali sogni possano venire in quel sonno di morte.

giovedì 26 gennaio 2017

Ai liberi e forti. LOL

Come avete visto, di recente, mi occupo poco della politica italiana ci sono cose più succulente in giro per il mondo. Però come non commentare la soddisfazione che sprizza dai vari retroscena dei giornali e che si sarebbe impadronita di Renzi dopo la sentenza della Consulta. Cioè come non commentare un paese in cui un leader politico nel giro di 50 giorni vede distrutta da un voto la sua riforma costituzionale, demolita dall’Europa la sua ultima manovra finanziaria e infine messa al bando la sua legge elettorale, quel capolavoro che tutto il continente ci avrebbe presto copiato. Nel famoso paese normale questo leader sparirebbe per sempre dai nostri radar. Invece no, pare sia tutto contento perchè adesso può riproporsi come la peperonata. In fondo la sentenza gli ha consegnato il potere di fare le liste dei futuri parlamentari del suo partito e lui, l’uomo del nuovo, del cambia verso, del basta un sì, è prontissimo a riciclarsi in salsa proporzionalista, quando ci vorranno settimane dopo il voto per designare un primo ministro che lui pensava di essere già verso la mezzanotte della domenica elettorale. Attenzione! Ha ragione lui. Perchè fin quando il suo partito non provvederà a sbarazzarsene, è lui a incarnare la linea alla quale tutti sono già pronti o rassegnati. L’ennesimo governo di centrodestra. Come il governo Monti o quello Letta, il suo, o quello Gentiloni. Ma col proporzionale una strada alternativa, a lui non so se alle sue politiche c’è. Le meduse spiaggiate della sinistra PD possono, anzi col proporzionale debbono, far mancare i loro voti. Tanto saranno eletti egualmente. Per cui è il momento. Nella Ditta da complici. Fuori della Ditta da liberi

mercoledì 25 gennaio 2017

Viva l'Orda d'oro

Molti di voi hanno visto e mi hanno segnalato con raccapriccio uno sconcertante post apparso sul Fatto quotidiano e dedicato alla vicenda dei Paperoni di Oxfam. Paperoni che, per inciso, hanno turbato perfino quell’anima candida di Romano Prodi. E’ un post sconcertante perchè vorrebbe essere cattivo, dirci cioè che i Paperoni hanno diritto di essere tali perchè sono stati bravi e comunque non è un male in se la concentrazione di ricchezza. Come sempre sono ben altri i problemi che condannano alla povertà chi sta compresso, in mezzo a qualche miliardo di persone, sull’altro piatto della bilancia che fa da contrappeso agli otto Paperoni. L’autore che è un seguace del movimento fermare il declino, per capirsi quello guidato fino a scoperta del master truffaldino da Oscar Giannino e ci potremmo fermare qui, ci offre però una chiave di lettura stimolante. Si chiede infatti quale differenza ci sia tra queste ricchezze e quelle di uno zar di Russia o di un Gengis khan. In fondo queste sono migliori perchè non vengono da un diritto di conquista o ereditario e magari finiranno in beneficenza alla loro morte. E questo è esattamente il punto. Ricchezze paragonabili sono solo quelle di epoche in cui questa concentrazione corrispondeva a società divise tra pochi padroni feudali e immense masse di schiavi o servi della gleba, in cui non esistevano diritti politici o sociali. Il capitalismo, come sistema, e la borghesia, come classe, sono nate proprio per contrastare e superare quel sistema, attraverso una suddivisione sia di quei patrimoni che di quei poteri. Il film della storia si può riavvolgere solo su metà delle pellicola? Oppure quella concentrazione di denaro, prelude, allude, o addirittura già incarna il riavvolgimento anche della pellicola sociale e politica? Questa è la tensione intollerabile di questa fase. Può esistere un Gengis Khan nella democrazia e nella libertà? E se no, quanto ci vorrà, ancora, prima che uno di quei Paperoni si trasformi in un Temucin?

sabato 21 gennaio 2017

Strangehate

Distopia. E’ l’accusa che potete leggere, con vari gradi di enfasi in tutti i commenti al discorso inaugurale di Donald Trump. L’accusa di raccontare un paese che non esiste, o è profondamente diverso da quello raccontato e di parlare a nome di quel paese immaginario. Ma è anche l’accusa rivolta da Trump all’establishment e ai media su cui lui ha costruito il cigno nero della sua impossibile vittoria, e che ha appunto ribadito con i toni aspri di un comizio elettorale anche nell’occasione in cui, appagati dalla vittoria, i presidenti sciolgono le ali della retorica sul sogno americano, sulla scintillante città sulla collina. Era dal discorso di Roseevelt a Chicago nel 36, quello de “il governo del denaro organizzato e tanto pericoloso quanto quello di una folla organizzata, dei poteri forti che mi odiano e il cui odio io accolgo con soddisfazione” che non si sentiva un racconto così contropelo della società americana.. L’America è,allora, il carnage, il massacro, di cui ha parlato Trump?. Oppure, con poche migliaia di voti di differenza qua e là, sarebbe stata quella che avrebbe celebrato se stessa e l’epica rottura del soffitto di vetro, in una adunata festante e numerosa incensata dai media come quella del 2009, di fronte al sorriso falso di Hillary? Sappiamo che la realtà è ampia, il bicchiere pieno a seconda degli occhi di chi guarda. Però a me di fronte ai 43 milioni di persone che hanno bisogno dell’ assegno di integrazione alimentare, ai 7 milioni di condannati a pene detentive di cui tre in carcere, al milione e mezzo di americani uccisi a colpi di arma da fuoco dal 1968 ad oggi, al paese che è stato in guerra per ogni singolo giorno degli ultimi 15 anni, il cui leader,Nobel per la pace ha bombardato i civili di sette diversi paesi, in fondo fa piacere che anche gli Stati Uniti abbiano perso, o stiano iniziando a perdere, la convinzione della loro eccezionalità. And God bless all of us.

lunedì 16 gennaio 2017

Oxfam 2017

Allora vedo che in molti siete stati bravi e vi siete ricordati di Oxfam. Come avete visto le cose sono inesorabilmente peggiorate. Se l’anno scorso ci voleva un pullman gran turismo per portare in giro l’equivalente in ricchi della metà povera del mondo, adesso basta un pullmino Volkswagen. Naturalmente oggi e domani i giornali ne parleranno, signora mia a che punto siamo arrivati. E poi se ne dimenticheranno per arrivare, smarriti e pieni di domande del dopo,al prossimo appuntamento con una delle tranvate che inesorabilmente , dove consentito, i cittadini riserveranno come disperato urlo di protesta contro questa deriva. L’anno scorso avevo detto che l’inversione di quel dato dei 62 paperoni era la soluzione di tutto. Oggi posso aggiungere che quello degli 8 fantastiliardari è il dato che spiega tutto. Quello che abbiamo visto e quello che vedremo. E già quello che stiamo vedendo soddisfa in pieno la mia anima marxista-dadaista. I democratici e la sinistra uniti nella lotta con la CIA e la NATO è perfino meglio di quando mi capitò di vedere una piazza San Giovanni, gremita di bandiere rosse, che inneggiava a Indro Montanelli. Ma non sarebbe opportuno chiedersi se davvero è credibile che la CIA stia difendendo la democrazia occidentale e provare invece a capire quale è davvero lo scontro, e chi si contrappone davvero, all’interno del consiglio di amministrazione della MONDO spa. La CIA contro l’amministratore delegato della Exxon, contro i banchieri di Goldman Sachs entrati nel governo Trump, dopo essere entrati in tutti gli altri governi precedenti? Perchè? E’ il potere militar industriale raccontato da Eisenhower che davvero mirava alla guerra con la Russia? E dall’altra parte ci sono quelli che hanno capito che andare avanti così è impossibile, che ci vuole una valvola di sfogo, una qualunque, prima che sia troppo tardi e che invece dei ballot inizino a volare i bullet? Io non lo so. Ma Oxfam mi indica la rotta anche quest’anno.

domenica 15 gennaio 2017

Benvenuti al Nord

Se non avete visto l’originale francese avrete visto il remake italiano con Bisio. A punti cardinali rovesciati, ma soprattutto a condizioni rovesciate, perchè vuoi mettere il Cilento con le distese post minerarie ai confini col Belgio. Quelle zone sono una delle rust belt europee. Come le zone deindustrializzate degli Stati Uniti, un puzzolente cimitero umano ed ecologico come Will Denayer definiva la Pennsylvania in quell’articolo sulla sconfitta della Clinton che vi ho tradotto e che vi era tanto piaciuto. E che la nostra sinistra liberale tratta nello stesso modo di quella d’oltre Atlantico. Emmanuel Macron che ha fatto per due anni il ministro del governo socialista sotto Hollande, ha detto che il nord della Francia è preda degli alcolisti e dei tabagisti. Spazzatura umana, questi ex minatori ed operai che, infatti, in quanto tale oggi vota Le Pen, mentre una volta votava socialista e comunista. Adesso questo signore guida un movimento in parte sostenuto dai socialisti di destra in parte dai liberali di sinistra con obiettivo l’Eliseo, con la stessa assoluta sicumera con cui la Clinton ha guidato lo stesso schieramento nella sua perdente battaglia contro il basket of miserables. Non ha imparato da lei, certamente ha imparato da Hollande il presidente socialista che in privato definisce i poveri, gli sdentati. Ora è vero che molti di quelli che hanno votato Trump, e praticamente tutto il suo nuovo governo, sono davvero un’accozzaglia di miserabili. Ma il piedistallo da cui noi giudichiamo è sottile. Ad esempio si può facilmente ironizzare su ministri che non credono a Darwin e sono creazionisti, ma basta aggiungere uno stratino alla nostra superiorità intellettuale per trovare altrettanto sconsolante gente che crede nella resurrezione della carne e nell’ascensione. Miserabili, alcolisti, tabagisti, questa è gente che è stata abbandonata, sacrificata dal potere in nome del profitto. E noi che una volta avremmo sognato e tentato la loro redenzione, li lasciamo nelle mani di Trump e Le Pen. Meritandoceli.

martedì 10 gennaio 2017

Una stretta di mano

Quattrocentodiecimila. Fatevela rotolare in bocca, questa cifra, assaporatela come un buon rosso invecchiato. Sono i ragazzi, i non più ragazzi, i praticamente adulti che si sono iscritti al concorso per ottocento posti di assistenti giudiziari. Ci sono anche i miei figli là in mezzo, anche se la folla, l’1% dei votanti in questo paese, mi impedisce di scorgerli. E quindi ci sono laureati in legge, con i master in procura o l’abilitazione da avvocati, i borsisti universitari, insieme ai colleghi delle altre facoltà, e ai semplici diplomati. A bramare un piccolo posto da impiegato, perchè questo alla fine è diventato il famoso concorso per cancellieri, un’altra delle milllanterie del Bomba. Ma comunque una base su cui costruire invece che una vita da precari, o da benestanti a carico, una vita da lavoratori poveri, quelli che la fine del mese sarà sempre una conquista, ma le prime tre settimane son garantite. Tra questi quelli come i miei che hanno speso tra iscrizioni, tasse, libri e corsi post laurea circa diecimila euro a testa. Hanno una possibilità su 500. Messa una fiches da 10mila sul 17 nero le possibilità sono un po’ meno del 3% e la vincita sono 350mila euro, più o meno una quindicina di anni dello stipendio netto in palio. Ora, come giudicare un paese che costringe i suoi figli a questo genere di scommesse? Che mette insieme una intera classe di età, quel numero più o meno sono i nati in un anno, la popolazione di Bologna o Firenze con i sobborghi a sognare quel “colpo” di fortuna? Come giudicare chi ci ha pilotati in questa crisi, con la bocca sempre piena di lo stiamo facendo per i nostri figli. Vi tagliamo le pensioni per i vostri figli, vi leviamo l’articolo 18 per dare lavoro ai vostri figli, tagliamo le spese dello stato per non gravare sui vostri figli. Ecco, bisognerebbe prenderli e portarli davanti a quella folla, obbligarli a guardarli ognuno negli occhi, a stringergli le mani, 410mila volte di fila fino a che le loro siano state stritolate.

lunedì 9 gennaio 2017

Un fantasma si aggira...

Quando ero giovane c’erano i compagni di strada e gli utili idioti. Erano, di fatto, le stesse persone diciamo quelli che avevano calato gli occhiali da sole dell’ideologia in modo da non vedere quello che succedeva dall’altra parte del Muro. Intellettuali, filosofi, politici che senza saperlo, oppure pagati senza che noi lo sapessimo, ammantavano di nobilità stalinismi di primo e secondo piano. Colombe della pace disegnate sui t62 di Praga o sugli SS 20. E questo riesco a capirlo. Riesco a capire la polemica anche sprezzante verso un Sartre o un Picasso, che dall’altra parte avrebbero vegetato in un gulag. Ma oggi i compagni di strada e gli utili idioti non sono più i maitre a penser della sinistra occidentale ( del resto non ce ne sono più) . Sono i Trump, la Le Pen, forse Grillo e Salvini. E dall’altra parte non ci sono i carri armati pronti a marciare sul passo di Fulda e il potente blocco di un miliardo e passa di comunisti che agitano le bandiere rosse della rivoluzione e della fine del capitalismo. C’è Putin. Che non sarà innocuo, ma certo non è una alternativa globale al sistema. Ora, al netto delle tristi senilità di chi parla di un serpente a sonagli e di una ferita nell’Europa, di cosa parla la stampa mondiale nella sua paranoia anti russa, che sembra uno di quelli allarmi pandemici che servono a vendere gli antivirali. Come può, davvero, il Cremlino condizionare le elezioni americane o quelle europee? Può scatenare una rivoluzione arancione a Parigi o a Roma con tanto di cecchini importati, coma abbiamo fatto noi in Ucraina? I suoi hacker possono creare notizie false, certo. Ma ce ne è bisogno, quando quelle vere, dalle mail di Podesta a quelle di Hillary, ai leaks sul ruolo di Juncker nel favorire i paradisi fiscali, le autobiografie di Hollande, per non parlare di chi da noi diceva che Monte Paschi era un affare su cui investire o che il Job act ha rilanciato l’occupazione, bastano e avanzano per denigrarne gli autori. Certo possono farle apparire, ma la domanda è: sono fatti inventati, oppure cose vere che la nostra libera stampa avrebbe dovuto portare all’attenzione delle opinioni pubbliche per informarle prima di un voto? E quand anche? Di cosa stiamo accusando l’orco russo? Di preferire governi che non lo considerino il titolare dell’ultimo Impero del male? Di gente che dovendo proprio scegliere tra lui e l’Isis, sceglie lui? Ecco, questo non riesco a capirlo

sabato 7 gennaio 2017

Rouge et noir

Quando mi capita di dire, l’ultima volta in Apocalypse no, che la sola speranza, oggi, viene dalla disintegrazione del ceto politico ideologico che sostiene di incarnare l’ultima, smunta, evoluzione della sinistra, lo faccio pensando ad interventi come quelli di Staino e Salvati. Gente che ha disceso, con balda consapevolezza, tutti i gradini della piramide dei diritti costruiti dai nostri padri e che arrivati al piano terra del job act distribuisce ai compagni di strada picconi e martelli pneumatici. Il tristo cartonista, intento ad affondare per la terza volta il giornale fondato da Gramsci, che attacca la Cgil per la sua scelta di dire no al referendum e, incredibile dictu, di voler restaurare le garanzie sul lavoro, invece di educare i dipendenti a prendere l’ombrello nel deretano, come da insegnamento dell’assai più nobile Altan, ricordandosi di agitare le anche per favorire la penetrazione. Il pensoso economista, deluso dal fallimento del disegno maggioritario del Pd, adesso spiega come l’unico destino della sinistra sia di farsi junior partner di un grande coalizione con il centrodestra per combattere i populismi, come accade in Germania, Austria, e come accadrà in Francia. Cioè, accecato dal suo stesso spin, proseguire, senza accorgersene, sulla stessa strada dei governi Monti, Letta e Renzi che sono state, appunto, larghe e spesso oscene, coalizioni tra la “sinistra” di governo e pezzi della destra berlusconian-affaristica e Bocconi delle più terrificanti teorie economiche che ci hanno infilati nella crisi, con la sinistra sempre in funzione di portatrice di voti, più o meno inconsapevoli. Insomma, nonostante le sconfitte, ci invitano a proseguire nella classica e perdente tattica della martingala. Raddoppiare la puntata persa perchè prima o poi il rosso uscirà. Dove si rischia all’infinito per portare a casa, se va bene, il doppio della puntata iniziale. Ma solo se si hanno a disposizione soldi infiniti e di solito esce il nero. Finchè questi pessimi suggeritori non saranno accompagnati alla porta, evitate il casinò