mercoledì 7 giugno 2017

La versione di Corbyn

Tra qualche ora sapremo quanto vicino Corbyn è andato alla vittoria e quanto lontano si è portato dalla catastrofica sconfitta che tutti gli avevano pronosticato almeno dal giorno della Brexit. Ma già adesso ad urne aperte sappiamo quanto grande è la sua vittoria culturale, quanto grande la speranza che potrebbe accendere nei cuori di mezza Europa se solo tutti non fossero accecati dal breve periodo. Perchè Corbyn è riuscito a riaffermare come attuali,e politicamente presentabili, le vecchie, buone idee della sinistra. Senza inventarsi nuovi soggetti dai nomi fantasiosi, senza aprire cantieri, campi, possibili e impossibili. Ha preso il vecchio, glorioso nome del laburismo inglese e con tenacia lo ha ricolmato dei suoi contenuti classici. Lo hanno deriso, dipinto come un vecchio arnese, una specie di Chavez europeo. Mentre gli intellettuali si innamoravano di un Renzi, di un Macron, di uno Schulz, lui ha vinto due congressi in cui l’apparato blairiano ha tentato di assassinarlo politicamente, e semplicemente ripetendo le idee e i concetti che ha predicato da quando aveva vent’anni ad adesso ha riportato centinaia di migliaia di giovani ad iscriversi e palpitare per le idee socialista. E di fronte alla sfida spregiudicata di una leader conservatrice che ha provato a trasformare la disfatta subita dal suo partito nel referendum in un opportunistico trionfo a base di Brexit significa Brexit, ha saputo fornire agli elettori una narrazione diversa. Proprio lì dove il popolo si era trincerato in un isolazionismo al grido di i nostri problemi sono aggravati dagli “altri”, ha saputo ribadire che i nostri problemi nascono solo dalle “nostre” politiche. Perfino rigirando nella piaga dell’austerità il coltello dei tagli alle forze di polizia, decisi dalla May in base all’odio anti statale, e che certo rendono più facile ai terroristi il loro sporco lavoro. E adesso offre non la negazione della volontà popolare, come hanno detto e fatto le sinistre figure che altrove si proclamano di sinistra, ma la sua vera interpretazione di sinistra. Perchè la Brexit, così come l’uscita dall’Euro, o l’esservi entrati, non è un atto tecnico e neutrale ma prende il suo colore e il suo significato in base a come lo si gestisce, a quali politiche cancella e quali inizia ad applicare. Eccolo allora il voto utile, che riporta la sinistra alla sfida che può essere vincente o perdente ma sui propri valori ed obiettivi. Se non oggi, domani. Ecco la sfida che fa chiarezza nella melma centrista. Cosa voteranno i Bremainers? Cosa i famosi giovani dei melensi richiami all’Erasmus. Sarebbe potuto accadere anche in Francia dove i voti socialisti uniti di Melenchon e Hamon al primo turno avrebbero garantito il primo posto in vista del ballottaggio e l’eliminazione della Le Pen. Cosa avrebbero votato e titolato in uno scontro Macron Melenchon? Cosa avrebbero invocato e titolato al posto della Union sacrée antifascista? Perchè quelli che oggi parlano della cecità della sinistra, riferendosi al PD, tacciono della versione di Corbyn? Io credo di saperlo.

1 commento:

  1. E se invece, Caro Massimo ,fossimo smentiti clamorosamente ?
    Se i Breatremainer ci dessero questa grande lezione di Democrazia ? Sperarci non costa nulla in fondo !
    Chi vivra' vedra'...

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