venerdì 7 aprile 2017

Arcobalenghi

La pallina impazzita del flipper preannuncia il tilt. Pietroburgo,Idlib, Al Shayrat e Stoccolma. Noi, loro, il nemico del mio nemico, l’amico del nemico del mio nemico, mentre pezzi di esseri umani frullano nell’aria. Noi possiamo fare poco, ma non stiamo facendo niente. Quindici anni fa, tre volte la durata della prima guerra mondiale, più del doppio della seconda, sul tavolo c’era figurativamente la testa di un altro osceno dittatore, sterminatore del suo popolo, utilizzatore di armi chimiche. Eppure mentre Bush si apprestava a fare salsicce halal di una nazione, milioni di uomini e donne sfilavano avvolti nelle bandiere arcobaleno, arcobaleni che pendevano quasi allegri dalle finestre di una casa su due. I giornali come sempre clamorosamente incapaci di leggere il presente parlavano addirittura di nascita di una superpotenza, l’opinione pubblica. C’era un papa che fulminava condanne ai guerrafondai, c’erano paesi dotati di storia e memoria, guidati da gollisti o socialdemocratici, che dicevano di no, a rischio di vedersi boicottate le patatine fritte. C’era gente che pensava al fare e alle sue conseguenze, che pesava anche sulla bilancia traboccante del torto, il torto minimo di perseguire un paese e un uomo proprio per l’unica cosa che non avevano fatto, per l’unica minaccia che non costituivano. Sapendo che la perquisizione illegale, in uno stato di diritto, annulla il valore della prova ritrovata. Su tutto questo, certo, si è spalmata la marmellata dell’abitudine. E poi la banalità del bene. L’elegante, distinto, charmant ex inquilino della Casa Bianca. Davvero uno tutto chiacchiere e distintivo. Per cui oggi si può scrivere, temo credendoci davvero, che i tomahawk di stanotte sono un cambio dalla politica di Obama che usava “solo” i droni. Detto così pensi al giocattolino che fa le foto aeree al matrimonio non a una bestia da undici metri, che ti spara nel piloro un Hellfire o una Paveway con una testata più grossa del Cruise. E infatti nessuno sfila. Tutti si sfilano. Una bandierina, non tutte, sul profilo, la fotografia di un monumento colorato, non tutti, un segno di spunta sui posti da vacanza o weekend da evitare per i paurosi, o da sfruttare per un bel ribasso dell’albergo. E l’orrendo cialtrone criptofascista, il dilettante allo sbaraglio, l’anomalia repugnante, l’uomo di paglia del Cremlino, quello che deve cadere per salvare la scintillante democrazia con un impeachment, quale che sia la motivazione, quando attacca senza prove un paese senza dichiarargli guerra, op! torna ad essere il gendarme del mondo e noi, a Stoccolma solo per mezza giornata, ci sentiamo tutti contenti perchè il business è as usual. Arcobalenghi.

2 commenti:

  1. Freddo, lucido e purtroppo realista!
    Ma vogliamo magari fare un pensierino all'eccitazione gaudente di un certo Netanihau?

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  2. L'elenco dei soddisfatti, putroppo, ci fa pensare al cui prodest di quel gas...

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